Descrizione progetto:
“L’ultimo anno ho lavorato sulla malattia mentale. C’è un gusto d’ingiustizia, in parte incompleto, nel cercare di darle un volto. Ho incontrato tanti malati che visti da fuori non riconoscevo, ed è questa la cosa più complicata nella fotografia: rappresentare il normale. L’inutilità del ritrarre la malattia vista come tale è il pretesto umano di oggettivare ogni cosa. Ho spostato lo sguardo verso l’accozzaglia di sentimenti che le voci mi indicavano, ribaltando in maniera soggettiva il disagio psichico. Non ho mai scattato così poco un soggetto protagonista in un mio progetto, poi ho capito: stavo guardando la malattia, non i malati. Allora ho visto”.